Fabio Sironi: la Costituzione in satira,
Castello di Ussel,
Chatillon, 2008
Fabio Sironi è un disegnatore di talento, un collega, che qualche volta fa concorrenza al pezzo che deve illustrare: si tratti di Goethe, dei nuovi linguaggi multimediali, di una disputa culturale, ha il tocco distaccato ed elegante che dà alla pagina un salto di qualità. Per questo mi è spiaciuto molto sapere in ritardo che Sironi ha realizzato dodici disegni per illustrare i primi dodici articoli della Costituzione italiana. Lo so, non si parla delle proprie cose, ma come ricorderanno gli aficionados di questo blog, un paio di mesi fa ho pubblicato in volume undici interviste a personaggi della politica, a costituzionalisti e politologi sulla nostra carta fondamentale a 60 anni dall'entrata in vigore:un libro edito da Bompiani, "Salviamo la costituzione italiana", che affronta da diversi punti di vista i temi attuali della riforma costituzionale.
Se avessi saputo del lavoro di Sironi, gli avrei chiesto di illustrare il libro con le sue tavole, che sino al 28 settembre 2008 sono esposte al Castello di Ussel-Chatillon (Aosta) nella grande mostra a cura di Dino Aloi dal titolo "Il sorriso graffiato - fascismo e antifascismo nel disegno satirico dalla Grande Guerra alla Costituzione". Non parliamo qui dei grandi artisti del genere satirico Giuseppe Scalarini, di Attalo, di Bernardo Leporino o di Giuseppe Novello. Di Gabriele Galantara, di Federico Fellini o di Giovannino Guareschi. Vi ritorneremo. Ci limitiamo a dire che i lavori di Fabio Sironi non sfigurano di fianco a quelli dei maestri nominati.
Il compito che l'artista si è dato non è dei più facili. Si può fare intanto satira della nostra carta fondamentale? Sì, se si intende satira nel senso migliore del termine, cioé critica del costume con grande passione politica. E la passione è una delle qualità dell'artista Sironi. Il suo registro stilistico non è monocorde: si va dal tono surreale, riscontrabile per esempio nei disegni che illustrano il primo e il quarto articolo: la nostra repubblica è fondata sul lavoro, ed ecco un'Italia turrita che va a pesca di pesci colorati, di sogni, con una canna dalla cui estremità, a mo' di esca, pende una chiave inglese. La nostra repubblica deve garantire il lavoro (art.4) ed ecco una delle maschere della nostra tradizione arrampicarsi ad un albero della cuccagna dal quale pendono i vari mestieri. All'art 6 garantisce le minoranze linguistiche ed ecco un disegno politicamente scorretto con una linguaccia ispirata a Topor.
Si sa che la nostra Costituzione, così come tutte le grandi costituzioni, quella americana per esempio che si propone addirittura la ricerca della felicità, sono inattuate. Non libro dei sogni, ma almeno nella parte generale, dei principi, elencazione programmatica di obiettivi da realizzare. E quindi è giusto il tono surreale.
A volte la matita di Sironi diventa più corrosiva, si fa denuncia, quando per esempio illustra l'articolo 9, cher tutela il paesaggio, come sappiamo devastato più e più volte. oppure diventa lirico, quando per l'articolo 11 disegna una colomba tricolore che ripudia la guerra e offre il ramoscello d'Ulivo al Moloch guerrafondaio. C'è infine il tono umoristico, che conclude la breve e intensa rassegna sironiana: l'articolo 12, che stabilisce il tricolore, vede una bandiera italiana che innesta un forchettata di maccheroni e un gruppo di calciatori vestiti d'azzuro che marciano dietro la bandiera. E noi con loro.
Dino Messina