Galleria

Nel segno della satira>, Galleria Derbylius, Milano 1994

L’ elogio più bello all’uso dell’incisione nell’arte figurativa lo ha fatto Paul Valéry nel 1933.

Scrittori e incisori uniti, nelle parole del poeta, non soltanto dalla medesima esigenza di ridurre al minimo parole e segni, ma dall’ assenza del colore: “ …Noi comunichiamo col bianco e il nero, da cui la natura non sa ricavare nulla. Non sa fare nulla con un po’ di inchiostro. Ha bisogno di un materiale letteralmente infinito. Noi invece di pochissime cose, e, se possibile, di molto spirito…”. Poche cose e molto spirito.

Non si potrebbe dire meglio, e specialmente se ci si riferisce agli artisti che prestano la loro opera nei giornali, come illustratori.

Quegli artisti, cioè, che oltre alla mano lesta, lestissima, hanno un sentire prensile e potremmo dire agrodolce ( adattissimo a questi nostri giornalieri documenti che non mancano mai di ricordarci che la situazione è grave ma non seria ), qualcosa che nel segno, nell’ organizzazione stessa del disegno esprime il grottesco.

Fabio Sironi è un maestro nel genere d’ arte di cui stiamo parlando.
E uso la parola- gigantesca, impegnativa, roboante- maestro nel senso più proprio: maestro, colui il quale contribuisce, col proprio sapere, all’ altrui formazione, preparazione e dunque valorizzazione.

E cosa fa, un buon disegnatore, quando illustra un articolo o un’ inchiesta, se non nobilitare, valorizzare articolo o inchiesta medesimi? Mi è capitato il privilegio di avere illustrato qualche mio articolo da Fabio Sironi; e il risultato, almeno ai miei occhi, è stato di una completa, irreversibile fusione tra testo e disegno.

“ Noi comunichiamo col bianco e il nero…” annotava Valéry; e questo “ noi “ adesso, dovendo scrivere qualcosa su un disegnatore di talento e che amo, mi sembra che spieghi tutto, risolva tutto.

Matteo Collura